PERCHE' LEGGO TANTISSIMI ROMANZI ROSA MA NON LO DICO

30.06.2022

Sono una lettrice abituale, questo non è un segreto per nessuno che mi conosca nella vita reale. Tuttavia, se mi chiedono cosa mi piace leggere risponderò narrativa generale ed è vero. Eppure, tra tutti i libri che cito parlando della mia passione, non nomino mai i romanzi rosa.
Eppure, in valore assoluto, sono i libri che leggo di più, in tempi veloci e in quantità quasi industriale.
Se in un anno leggo 35 libri, almeno 23 sono romanzi rosa. Ma non lo dico.
Me ne vergogno? Può essere.

Il fatto è che tutti hanno questa idea del lettore acculturato che sfoglia libri e impara cose nuove, ma io per quello vado già all'università. Quando la sera mi stendo a letto o nel pomeriggio mi prendo una pausa dallo studio e accendo il kindle o il cellulare voglio rilassarmi. Voglio sprofondare per metà il viso nel cuscino, assumere una delle mie posizioni più improbabili ma comode e voglio sognare.
Voglio vivere quello che sto leggendo, che sia un rosa con i controfiocchi o la roba più dozzinale che ci sia. Spengo il cervello e divento la ragazzina più ingenua del mondo, pronta a buttarsi nei cliché e nei trope letterari che in più di un decennio di lettura ho imparato a conoscere ed amare.
Forse mi anima la stessa forza che mi spinge a cercare il finale del film che sto guardando (lo faccio solo coi film, non con le serie e nemmeno coi libri! sono psicopatica fino a una certa eh...), quella sorta di ansia che mi attanaglia le viscere e mi dice che devo sapere come andrà a finire per sapere se mi piacerà o no (psicologi all'ascolto, sono pronta a farmi diagnosticare un grave disturbo).
È una comfort zone, un guilty pleasure, chiamiamolo come ci pare che tanto la solfa non cambia. Mi piacciono le cose scontate: i teen drama americani che sai come finiscono al minuto due e passi tutto il tempo a dirti che stronzata; le storie d'amore dei nemici che poi si amano, di persone che da sgarbate diventano dolci; le schifezze più perverse e malate che wattpad ha potuto sfornare negli ultimi tempi. Leggo tutto e lo faccio senza problemi. Eppure, non lo dico.
Nella vita reale sono una persona cinica e pessimista come ce ne sono poche altre al mondo (anche se a me piace definirmi realista), quindi se dicessi alle persone cosa leggo davvero probabilmente non mi crederebbero mai.
In realtà io vivo tutta la lettura come un qualcosa di intimo, non ho le capacità per discutere nella vita reale dei libri che leggo, ecco perché ho una pagina Instagram calcolata da tre cristiani in croce.


Tuttavia, mentre scrivo tutto questo mi ronzano in testa le parole di Romanzo d'estate, che ho letto un annetto fa circa e di cui ho parlato qui:

"Se sostituissi le mie Jessica con i tuoi John, sai cosa otterrei? Narrativa. Semplice narrativa. Pronta per essere letta da chiunque. Soltanto che sono una donna che scrive romanzi sulle donne, e così facendo ho eliminato metà della popolazione mondiale dai miei potenziali lettori. Ma sai una cosa? Non me ne vergogno. Sono arrabbiata. Le persone come te pensano che i miei libri non siano degni del loro tempo, mentre voi potete cagare in diretta e il New York Times elogerebbe il vostro gesto come un'audace dimostrazione di umanità"

E lungi da me attaccare con un pippone sul sessismo e il maschilismo (anche se ne sarei capacissima conoscendomi), non posso fare a meno di pensare al perché sia chiamata narrativa rosa, il colore tipicamente femminile. Io credo nell'importanza dei nomi e, quando servono, delle etichette. Perché un romanzo è rosa solo se narra una storia d'amore scritta da una donna (ho cercato qualcosa che confutasse le mie parole, ma ho trovato solo Nicholas Sparks. Datemi torto, vi prego) e se lo scrive un uomo è semplice narrativa?
Gli uomini leggono solo cose scritte da uomini? Uno scrittore uomo scrive per un target non influenzato dal genere sessuale e una scrittrice donna no? Come funziona veramente? Che meccanismi ci scattano in testa? Vi prego spiegatemelo che sento di averne bisogno.



P.S. Il mondo va al contrario in questo libro di Chiara Venturelli: "E Viceversa". Lui scrive romanzi rosa e lei thriller, entrambi sotto pseudonimi che indicano l'appartenenza all'altro sesso. E se si dovessero scambiare i ruoli per un po', per mantenere le apparenze?


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